… Lo straniero è ritenuto inferiore per il timore che un innalzamento
del suo livello di vita comporti per noi un precipitare al suo livello, fino a
esserne sommersi, inglobati e risucchiati … Ma non è colpa dei cinesi se noi lavoriamo meno di loro, così come non
è colpa loro se i nostri livelli di istruzione e preparazione professionale già
oggi sono decisamente inferiori ai loro. Per non riconoscere la nostra
indolenza lavorativa e ideativa (che è alla base
dei processi di disgregazione delle nostre società opulente) preferiamo
adeguarci sul pregiudizio razzista … Il timore
del declassamento e della perdita della nostra identità non vale solo nei
confronti dello straniero, ma anche nei confronti dell’universo femminile, la
cui emancipazione è vissuta dall'universo maschile come una minaccia … Alla base del razzismo c’è, dunque, sempre il timore di perdere i propri
privilegi … con, forse, un’unica motivazione quella di eliminare la concorrenza
di coloro che nella storia sopraggiungono dopo di noi … non dunque il pigmento
della pelle o le differenze culturali o religiose, ma il terrore di perdere la
nostra ricchezza, perché tutti sappiamo che una ricchezza è tale non quando la
si possiede, ma quando si è in grado di mantenerla … A questo punto (con il processo di globalizzazione
che rende i confini incerti, le identità deboli) essere intolleranti non
è più solo una faccenda di maleducazione, di arretratezza etica, ma è ritardo culturale di chi ancora non ha
capito che il mondo in cui vive, essendo cadenzato esclusivamente dal mercato e
dalla tecnica, ha spazzato via tutti i valori
simbolici di razza, etnia, identità, individualità, religiosità,
appartenenza, a favore dei semplici criteri di funzionalità ed efficienza … Per
vivere all'altezza, occorre che le nostre scuole educhino la capacità di giudicare criticamente se stessi e le proprie
tradizioni … cioè significa mettere in gioco tutte le credenze e accettare
soltanto quelle che resistono alle richieste di coerenza e di giustificazione
razionale … Oggi non si può più
essere uomini restando chiusi nei
confini angusti della propria tradizione,
altrimenti possono crescere solo individui ignoranti e perciò intolleranti,
perché non hanno mai assaporato il relativismo
della propria cultura, della propria fede, delle proprie convinzioni, delle
proprie persuasioni.
(Umberto Galimberti --- I miti del nostro tempo ---)
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