... Così oggi sia gli occidentali sia i non-occidentali sono forse
chiamati a rinunciare a una parte della loro identità originaria per una
identità utopica, da intendersi non come un sogno, ma come un lavoro che
impegna l’uomo a scoprire le possibilità che ancora non hanno trovato
espressione …Quanti, quando parlano dello straniero esigono la sua integrazione
nella nostra cultura, nei nostri usi e costumi, perché se vuole abitare con
noi, lo straniero deve essere il più possibile come noi. Rapportandoci in
questo modo allo straniero noi non ci mettiamo in questione, non discutiamo i
nostri valori, ribadiamo semplicemente la nostra identità, che lo straniero,
con la sua estraneità, concorre a rafforzare … Non è civiltà, né operazione di
giustizia chiedere all’altro di compiere tutto intero il cammino che lo porta a
me, da solo, in una logica che non è di cooperazione, ma sottomissione … Ogni
volta che allontaniamo il problema della diversità, confermiamo la nostra paura
del diverso, che è poi la paura di quel diverso che ciascuno di noi è per se
stesso, e da cui ogni giorno strenuamente ci difendiamo per mantenere la nostra
identità … Più impazziamo a blindare il nostro Io più ci esponiamo
all'invasione dell’altro, ottenendo dunque l’esatto contrario … Ma come si fa a
incontrare davvero l’altro? … La coscienza di ciascuno di noi è sopraffatta
dall'incombere dello sguardo dell’altro … e si ha il sospetto che se si
affronta il problema della diversità, mettendo a fuoco solo la sofferenza, si
finisce con il ridurre il mondo della diversità a un problema assistenziale …
In questo modo perdiamo il confronto con la diversità, con la nostra e con
quella altrui, per entrare spediti nella gabbia in cui inesorabilmente ciascuno
di noi tende a rinchiudersi, credendo di essere il più normale dei normali … Io
non penso che il razzismo scaturisca dal colore della pelle o dalle differenze
culturali o religiose, ma sia piuttosto un sintomo che caratterizza le società
sviluppate, attraversate da processi interni di disgregazione che minacciano
l’identità collettiva e le condizioni di benessere … E perciò, prima di
identificare la propria patologia, si preferisce accusare lo straniero di
essere causa della propria dissolvenza … Per ragioni economiche, dovute al
fatto che nessuno di noi svolge più i lavori che affidiamo agli stranieri,
accogliamo gli immigrati purché non si integrino, perché la loro integrazione
cancellerebbe le differenze socialmente percepibili tra Noi (che ci consideriamo superiori) e Loro (che accogliamo solo se si mantengono a un livello
inferiore e subordinato) …
(Umberto Galimberti --- I miti del nostro tempo ---)
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