Leopardi non diventò
gobbo a causa del rachitismo. La sua malattia era infinitamente più grave e
complicata: la tubercolosi ossea (o morbo di Pott) … In una data che non
possiamo precisare, il suo corpo cominciò a non crescere più: la statura si
fermò a 1 metro e 41 centimetri e la parte alta rimase esilissima. I femori e
le gambe si svilupparono, mentre due grosse gibbosità si formarono sia nella
parte anteriore sia in quella posteriore del corpo. Attorno a queste gobbe si
sviluppò il mostruoso sistema della tubercolosi … Si curava come poteva:
combatteva disperatamente, sia pure senza nessuna voglia, contro la malattia e
la morte. E se non faceva bagni e non si lavava, era perché il suo corpo gli
faceva orrore. Ne distraeva lo sguardo come da una visione insopportabile. La
cosa più grave era che Leopardi si sentiva colpevole della propria malattia. Se
soffriva indicibilmente, ogni giorno della sua vita, se gli cresceva la gobba,
se un liquido maligno gli riempiva il torace, se gli occhi lacrimavano, egli
credeva che la causa fosse una sola: gli studi matti e disperatissimi
dell’adolescenza. Non sapeva che non era colpevole di niente. La colpa era
soltanto della natura.
(Pietro Citati --- Leopardi)
(Pietro Citati --- Leopardi)
Nessun commento:
Posta un commento